Ho montato e pubblicato questo video per Paola Ricciardi nel 2021. Lavorando in smart working, per la pandemia di covid 19, gli spostamenti e le relazioni sono stati interdetti a causa delle politiche sanitarie restrittive imposte dalle autorità. Questo lavoro collaborativo nasce dall'esigenza di due artisti che cercano lo sguardo del pubblico al limite di uno spazio domestico, proiettato sull'esterno alla velocità del tuono.
Pagine
lunedì 2 giugno 2025
mercoledì 21 maggio 2025
Morte accidentale di un anarchico al Bellini
La regia di Antonio Latella contraddice gli spazi e i tempi del testo originale, per poter inscenare il calpestio dei passi sulla silhouette disegnata dell’anarchico morto: una scenografia che è diventata una passerella di moda. Gli abiti degli attori sono spersonalizzati, parlano più voci sulla scena e danno vita a complessi di personalità multiple… Tutto questo ha davvero senso oggi? Siamo noi, con le nostre voci che diamo vita a questo spettacolo nevrotico di una società esaurita al punto da configurarsi in una paresi intellettuale? Il testo lo urla, ma qui gli attori vanno oltre, sono troppo pazzi per poterci paragonare a loro. Eppure gli accusati dalla drammaturgia siamo noi. Edoardo Sorgente carica ulteriormente la voce, pure cercando lo sguardo del pubblico. Lo spettatore è obbligato al silenzio, autodenuncia dell’omertà sull’assassinio del ferrotramviere anarchico. Il problema alla base, e insieme il successo, del gioco registico di Latella è che sia così in linea con il senso profondo dello spettacolo da obbligarci a dimenticare l’intera vicenda, pur di reggere il colpo di una tale esplicitazione. Il pubblico di questo spettacolo ne esce così completamente accusato e avvilito. Il gioco del protagonista, il vero pazzo nella scrittura di Fo e Rame, non regge il confronto con gli altri personaggi. Per pareggiare i conti di un’interpretazione esasperata, questo spettacolo ha spostato tutti gli equilibri. Ci obbliga allo “scandalo” (e cito l’opera) necessario per recepire un’opera che sarebbe, ed è, di un premio nobel alla letteratura. Proprio perché ricalca i modi d’oggi e i tempi della fruizione contemporanea, lo scandalo, l’urlo, il protagonismo scenico, sono più che necessari per obbigare tutti, e ognuno, alla ricezione del messaggio. Siamo tutti colpevoli, ancora una volta.
giovedì 6 giugno 2019
Lo ‘Spazio esistenziale’ a Casa Morra, è un capolavoro sconosciuto
Lo ‘Spazio esistenziale’ a Casa Morra, è un capolavoro sconosciuto.
Quello spazio esistenziale che la mia amica Lucrezia Longobardi ha congegnato per la curatela si è dichiarato, balzachianamente, un ‘capolavoro sconosciuto’. Il discorso sulle opere è precipitato come la sostanza tangibile di una operazione alchemica. L’apparente sparizione dell’oggetto e la sua diffusione nel vivibile, corrispondono all’incarnazione nella curatrice-teste. Frenhofer nel racconto di Honoré de Balzac è Lucrezia che mi nasconde il capolavoro nell’angolo più intimo della sua esistenza. Mentre io, Poussin, mi accingo alla sua ricerca.
È un concetto di arte vivente il suo, di spazio perfettamente intellegibile e performativo, quello di un suprematismo bianco, maleviciano oltre il white-cube. Mi ricorda l’integerrima metodologia della gallerista Christian Stein, nella sua casa l’arredo era inconcepibile e iniziava la zona grigia di ambiguità tra vita e opere d’arte.
L’antiquariato dell’armadio a specchio nasconde le armature, i vestiti, che la mia amica indossa quotidie. Il suo vetro riflette nella porta l’immagine di noi, mimetica e speculare. Sono gli infallibili meccanismi difensivi del femminino, dell’inaccessibile archivio e dell’irriconoscibile soprabito nelle sculture di Liz Magor. Gli oggetti d’archivio e le finzioni sceniche sono immerse nel silicone, l’elemento plastico in una chirurgia estetica. Nella stessa sala un paio delle corna di Berlinde de Bruyckere sono appese al muro e consegnano all’eternità l’amputazione di una forma animale. Ed è Lucrezia a rivendicarne la loro radice encefalica.
All’opening della mostra “Lo spazio esistenziale”, a Casa Morra, Lucrezia era a letto. Guardando le fotografie credetti che fosse stata stanca per il troppo lavoro e che si fosse addormentata durante il vernissage. Invece era una performance, anche quella troppo radicale, poiché il suo inconscio si era riversato nello spazio intorno a lei sognante, permettendo al pubblico di visitarlo.
La fotografia di Luigi Ghirri a fianco del letto dove lei dormiva rappresenta un interno da sogno, stampato in proporzioni irreali su un manifesto. Quello stesso manifesto nella fotografia è affrancato sulla facciata di un rudere di campagna. Sembrava un collage e invece era una unica fotografia dove l’illusione di una cucina era dipanatasi all’esterno del fabbricato, come in un’opera di Gordon Matta Clark.
In fondo a una fuga prospettica, tra le mura che si stringono nella stessa stanzina da letto, su un basso piedistallo c’era una misteriosa campana di vetro che ho subito riconosciuto come un’opera di Helene Fauquet. In passato il gallerista Corrado Folinea mi aveva spiegato che in quelle opere la specchiatura era andata a male, per cui il riflesso dello spazio risulta in una coltre grigia dove ogni cosa è indistinguibile. Qui la protezione della campana con il fallimento della trasparenza e del rispecchiamento, sono la critica di quella precaria struttura che l’individuo crea intorno a sè nel concetto di un’identità. Dove l’essere è colto in un nascondimento. Tra la stanza da letto e la successiva è teso il cavo di una delle ultime opere di Vettor Pisani. Una bambola appesa per la gamba sta insieme a una ruota duchampiana. Entrambi gli oggetti sono attaccati insieme alla corda sospesa in longitudine fino al fondo dell’ultima stanza, che è un white cube. Spicca un orologio che segna con lunghe lancette l’inesorabile trapassamento dei minuti e delle ore. Una finestra con i vetri opachi resta chiusa e proietta una luce diffusa, con pure le luci al neon sulla volta. Eravamo nel mondo dell’altrove, che si regge con la tensione del cappio al mondo del sogno, per la parete di sguincio nella camera da letto.
L’opera di Vettor Pisani è arpionata all’ultima parete nel suo baricentro. Tende un filo, una energia elastica che passa attraverso l’ingresso dell’ultima camera, collegando questo mondo con l’altro ed evitandone l’implosione per collasso.
Siamo rimasti a parlare per un po’, tra la cartografia acquatica di Flavio Favelli e i gessi di Rachel Whiteread. Sul tavolo c’erano dei fiori in un vaso di cristallo con l’acqua e dei cioccolatini nelle ceramiche. Il loop nel tubo catodico trasmetteva l’opera “Foolish Things” di Roberto Cuoghi. Gli elementi si succedevano immaginari o reali, e intanto le onde del mare nello schermo riflettevano un falso sole. Si alternavano l’alba e il tramonto allo stesso punto dell’orizzonte nel televisore.
Per via dell’espansione del medium video, io credo, viviamo un ritorno all’oralità. Questo accade dall’inizio del nuovo millennio al punto che il teatro si è risignificato, in ragione della attuale cultura dell’immagine. Lucrezia mi ha letto a viva voce i titoli di alcuni libri dall’apparato bibliografico della mostra, che lì era fisico e consultabile, un immediato accesso alla directory dei riferimenti letterari. Quella bibliografia concreta esprime fluidità, è qualcosa di estremamente diverso e pure profondamente affine nello spirito al ‘catalogo attivo’ della Biennale di Venezia, dove gli operatori di sala guidano alla lettura delle opere come si consulterebbe un oracolo.
Vi allego i consigli di lettura, tre dei volumi sulle mensole in marmo della cristalliera: Mille Piani di Deleuze e Guattari, Essere e Tempo di Martin Heidegger e i romanzi di Anna Maria Ortese.
mercoledì 3 aprile 2019
Pertanzform 01 a cura di Alessio Trevisani e Yuko matsuyama - Berlino
lunedì 25 settembre 2017
WE'RE LOUD fest
domenica 7 agosto 2016
Made in Fat City - Molosiglio d'Agosto
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Molosiglio - 7 Agosto - Fat City Satanic Youth - Collapse - Motosega - Tab_ularasa |
lunedì 6 giugno 2016
After Fukushima. An animation of the disaster.
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Moving colored particles are indicators of radioactivity in relevations made from march 12 to april 12 of 2011. Indicators are revealed through their spectrum captured from earth's orbit. |
sabato 19 marzo 2016
Sammartano - DJ 2PHAST & MARIO from Genital Warts live at 76/A
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Andrea Bolognino artwork for Sammartano - Dj2Phast + Mario (genital warts) - Live at Spazio Anarchico 76/A via Ventaglieri, Napoli, Italy 23 March 2016 |
mercoledì 16 marzo 2016
'Candide' di Mark Ravenhill - Teatro Mercadante
regia Fabrizio Arcuri
con Filippo Nigro, Lucia Mascino, Francesca Mazza, Francesco Villano, Matteo Angius, Federica Zacchia
e con Domenico Florio, Lorenzo Frediani, Giuseppe Sconditti, Francesca Zerilli
e la partecipazione straordinaria di Luciano Virgilio
musiche H.E.R.
scene Andrea Simonetti
costumi Fabrizio Arcuri
video Luca Brinchi, Daniele Spanò
live visual Lorenzo Letizia
assistente alla regia Francesca Zerilli
assistente ai costumi Valeria Bernin
mercoledì 9 marzo 2016
Michel Doneda live at 76/A
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Andrea Bolognino artwork for Michel Doneda Live at Spazio Anarchico 76/A via Ventaglieri, Napoli, Italy 9 March 2016 |
giovedì 11 febbraio 2016
Duodenum release party - A.T.R.I.6 , Napoli
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A.T.R.I. 6, 13 Feb, Napoli, Release party |
Autoproduzioni Totali Rock'n'roll Intransigente presenta
DUODENUM 7" RELEASE PARTY
DUODENUM(Punk Blues Duo Extravaganza da Milano/Napoli su VidaLoca Records)
Dopo anni di cocciuta produzione casalinga è arrivato il primo 7" dei DUODENUM, duo blues punk gospel di culto della feccia e dei reietti della musica sotterranea italiana. Uscito per Vida Loca Records e Bubca, il 7" contiene ben 8 canzoni che rappresentano al meglio l'evoluzione e la storia del duo più sbagliato e peggiore della storia della musica italiana.
WHITE NIGGERS
(Garage Rhythm and Blues da Lucera)
4 forse 5, bò non è dato saperlo, brutti ceffi della provincia di Foggia, amanti del soul, del garage, del rhythm'n' blues. Che altro aggiungere... niente, ci basta così!!
https://www.facebook.com/thewhitengz
TUTTIFRUTTI APOCALYPSE
Selezioni depravate a cura della coppia più Rock'n'Roll dello stivale!!
https://www.facebook.com/tuttifruttiapocalypse
APERTURA ORE 22:00 (DJ SET)
INIZIO CONCERTI ORE 23:00
A.T.R.I. 6
Via Napoli, 6 Napoli
giovedì 5 novembre 2015
Condizione Umana
mercoledì 21 ottobre 2015
#OMG - Frutta
Lo sconfinamento fra Arte e Scienza, Bio-arte: un discorso fruttuoso.
Il punto debole di ogni argomentazione intorno agli OGM, che parli al pubblico più vasto, è non ricordare la distinzione fondamentale che interessa i consumatori: cibi transgenici, la cui riproduzione avviene in laboratorio con codice genetico non appartenente alla specie; cibi ibridati, la cui selezione avviene normalmente in agricoltura al fine di garantire il raccolto e selezionare i rami della specie fertili al fine di un giovamento nella resistenza ambientale e nei nutritivi, ad ogni stagione di raccolto. Abbiamo letto in un'articolo di artribune che ci si riferisce alla storiografia dell'arte, specificamente alla natura morta del diciassettesimo secolo, per evidenziare le specialità vegetali e animali esistenti all'epoca e attuare un confronto con quelle esistenti oggi, scomparse, sopravvissute o di nuova scoperta. Quello a cui si riferiscono il professore Nienhuis come anche Todd Wehner sono le idiosincrasie geografiche e morfologiche delle varietà di cui abbiamo documentazione visiva, pittorica e fotografica, che ci possa essere giunta (anche grazie alla storiografia dell'arte) fino al momento in cui, dagli anni 70, Cohen e Boyer dimostrarono la possibilità della clonazione di materiale genetico attraverso organismi di specie diverse fra loro. Questi sono noti come i primi effettivi sperimentatori nella manipolazione genetica. Parlando di intersezioni tra arte e scienza, l'interesse artistico dell'architettura genetica è proprio quello che ha dimostrato un'artista della bio-arte quale Heather Dewey-Hagborg. Attraverso la opera di hacking-spionaggio stranger visions, di frammenti di codice genetico, ha generato dei ritratti, maschere, dei possessori di frammenti di codice, ritrovamenti casuali nello spazio urbano. Riporta alla visione ciò che era nascosto alla vista, nel mozzicone di sigaretta o nella gomma da masticare sotto forma di tracce di secreti corporei.
Nel sempiterno tentativo degli artisti di contribuire al progresso scientifico, ci sembra fantascientifico immaginare che dipinti di epoca barocca, che ci trasmetterebbero altrimenti solo opulenza e languore, si proiettino al limite della fantascienza quando sono esaminati con lo sguardo pornografico e vivisezionista dello scienziato di chimica agraria o dell'ingegnere genetico contemporaneo.
domenica 18 ottobre 2015
Žilda à artecinema
"Žilda à Naples" nel titolo e nei fatti, una recensione del documentario con siparietto alla proiezione ad artecinema
La rassegna di pellicole sull'arte contemporanea 'artecinema' 2015 si apre con il film 'Art War' e si chiude ugualmente con la street art di 'Žilda à Naples'. Artista di cui Television breaker si è già occupato in un post del giugno 2012.
A intervistare il regista Colin Torre (cameraman e montatore del suo stesso film), è Laura Trisorio, la quale dopo poche battute apre il tema sulla presenza nella sala di proiezione dello street artist in questione, Zilda, che pare possa aver scelto di presenziare. Non è chiaro, ma trapela un certo fremito nelle parole di Colin.
Le luci in sala si abbassano. Inizia il manifesto in cinema dell'arte di Zilda. Un film ovvero un monologo dell'artista medesimo che ci lascia a bocca aperta per la fluidità con cui si fa accompagnare dalle immagini dei suoi stessi lavori, nonchè della loro realizzazione. Ma l'artista non si fa mai riprendere in volto, nonostante l'iconica felpa nera col suo nome sulla schiena, che lo identifica evadendo ogni dubbio. Un'opera magistrale di poesia per immagini e parole, considerato anche il low budget con cui sembra essere stata realizzata.
Ma accade un imprevisto sensazionale: il meccanismo di proiezione si inceppa dopo un elogio finale su Napoli, su come "ogni altra città impallidisce" al confronto, sul quale il film sembra voler concludersi. Si pianta sullo schermo una immagine glitch di un fotogramma distorto e una voce dalla sala lancia un urletto, gracchia un lamento, tutti si alzano, qualcuno applaude. Le luci si alzano e pare che gli sguardi del pubblico seguano una figura in fuga, con un tubo per poster simile ai rotoli di carta appena visti nel film.
Laura Trisorio si scusa per i "56 secondi" di pellicola che hanno mancato di proiettare e saluta tutti al prossimo anno per una nuova rassegna di artecinema.
Può darsi che il lamento alla interruzione della proiezione fosse dell'artista? Che tanto si era dato da fare per nascondere la sua identità, non poteva mancare alla prima del suo documentario. Docufiction che si apre con un commento alla quantità di cose e selfie e beni di consumo e tutta questa roba "sotto forma di paradiso" che potremmo criticare coerentemente se solo fossimo fuori da quella sala in cui, senza più ombra di dubbio, Zilda a un pelo dallo smascheramento, ha scelto di autocelebrarsi.
Finale clamoroso di rassegna.
giovedì 20 agosto 2015
#OMG - Primo

I pomodori 'perfetti', tondi, transgenici o misto transgenici/cisgenici, hanno una architettura genetica progettata per realizzare il massimo della forma e il massimo della presenza di determinati nutrienti, in condizioni ambientali spesso disperate, a discapito però della specialità vegetale originaria. Ad ogni semina le colture di ogm sono re-ingegnerizzate in laboratorio, con il problema fondamentale che la richiesta di mercato di colture (è il caso di dirlo) naturali, cade rispetto a quella delle colture ogm per fattori quali la sicurezza del raccolto e ragioni, per lo più dovute all'estetica del prodotto, di spendibilità sul mercato ortofrutticolo.
Il problema per gli agricoltori e così dicendo per i consumatori è che le sementi commerciate dalle compagnie chimiche e farmaceutiche, soprattutto nel caso degli ogm portano a una condizione di dipendenza se non subordinazione degli agricoltori e dei piccoli come dei grandi produttori nei confronti dei laboratori di bioingegneria, delle case chimico-farmaceutiche che producono i semi.
Il trattamento squilibrato, dicotomico, tra parti interdipendenti di settore primario (agricoltori) e settore terziario (politiche dell'industria chimica e del farmaco) ha avuto un tentativo di legiferazione, che è sembrato prescindere dalla tematica ogm ma che è invece ivi compresa.
Nel dibattito con il parlamento europeo la commissione europea ha visto bocciato il proprio disegno di regolamentazione delle sementi nel marzo del 2014, che avrebbe avuto come conseguenza sostanziale di impedire lo scambio libero delle sementi tradizionali tra gli agricoltori, liberi cittadini di una stessa nazione: un procedimento antropologicamente consolidato che tutela la biodiversità e le colture tradizionali tra le generazioni. Il vantaggio di una tale legiferazione sarebbe stato se non altro quello di obbligare i coltivatori alla scelta di sementi prodotte in laboratorio, schiacciando le pratiche di auto-inseminazione delle colture.
Abbiamo visto come le colture del mais negli Stati Uniti e presto del riso in Italia, siano invasive e minino le colture non-ogm, nei resoconti del Rodale Institute, e di come esse portino ugualmente alla presenza di piante infestanti ed effettivamente ne favoriscano la selezione naturale [documento testuale del servizio report].
Oltre che rispetto agli agricoltori che tutelano le specialità botaniche, proprio nei confronti dei cittadini Europei, con il dibattito sul TTIP, si sarebbero commesse le più gravi ingiurie nascondendo la presenza di materiale transgenico/cisgenico nei prodotti importati dagli USA.
Ugualmente attraverso le proposte della Commissione europea, così anche negli Stati Uniti: la deregolamentazione delle etichettature degli ogm è una battaglia che le multinazionali alimentari stanno combattendo strenuamente e che promettono di vincere, stando alla forza del gruppo lobbistico, contro la consapevolezza dei consumatori non più solo americani ma internazionali.
In definitiva: è il rilievo mediatico di scoperte ed evidenze scientifiche che ci porta a politicizzare il discorso sui cibi ogm. Le teorie come le pratiche scientifiche, nel mare magnum delle politiche di tutela o proibizionismo, diventano esse stesse enunciati politici quando accompagnate da ogni tipo di giornalismo, propagandistico, allarmista, populista, retorico, scettico, generico o quale altro.
In quanto consumatori oltre che cittadini, sentiamo la necessità di vedere rispettati il principio di trasparenza, prima di elaborare le politiche di restrizione o di favoreggiamento che interessano il futuro, oltre che il presente, dell'alimentazione.
lunedì 18 maggio 2015
sabato 14 marzo 2015
Napoli, New Media Art tout court
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flyer "Dammi la tua energia" - Stefano Cagol the body of energy |
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www.lovehasnolabels.com |
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Album-Toi, mon miroir di Sara Lupoli con Marianna Moccia ed Elena Cocci |
L' ultracontemporaneo, "l'arte di adesso" su cui Thierry Geoffroy fonda la prima biennale Danese in corso d'opera, vede l'evolversi di un teatro efficace delle più innovative tecnologie applicate ai contesti artistici.
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videoarte per la scenografia interattiva CtrlAltLab e Carmine Spizuoco |
venerdì 27 febbraio 2015
Black and Blue or White and Gold? The Dress Explained.

There is a viral phenomenon on the internet, spread through the social media, commented on every thinkable platform of blogging, web press etc.. I am talking about a dress, a photo of it, and the debate over its colours. Black and blue, blue and gold or even white and gold? We perceive the same dress in different colours depending on how we interpret it. Everything has been said but the truth. I think truth is a hidden matter. Everyone looking at the picture immediately focuses on the dress, pushed by the question of its colour. Whether if it is blue and black or white and gold for us, we tend to focus on the dress instead of the location or our perspective. Perspective is vision since photography is the mean of visual communication. But the truth is one and I know no other at the moment having argued in support to one of the two colours' interpretations. When i looked at the picture first, from a friends' page, I was on my smartphone and noticed the dress in black and blue. I didn't pay much attention since i glanced just a moment at the article. by the way the title's open discussion about the dress made me think about it. When later I opened the article I found it was in truth white and gold. I was surprised to have changed idea. I noticed all the details of the picture coming to light. I was brought to thinking the dress as white and gold simply because of the overexposure to light of the background.
I analized all the details and found the matter was that incoherence between the "colour" of the light bumping onto the dress and the one beside it. Yes, light has a colour that we unconsciously suppress, depending on our interpretation. Why this incoherence? Two reasons:
• The color correction of the camera, which is probably a built-in digital camera of a smartphone, had a colour correction automatically set to a particular lighting.
• There is two spaces with two different types of light. One interior space with an artificial light on the background, a second space from which comes the light illuminating the dress at our sight.
The artificial lighting, the one on the background illuminates an interior space. The light that illuminates the dress instead invests it obliquely from above. It could be the light of 4 p.m. in European winter, a fading blue light when the sun is not far from setting or another refracted source of light. We "see" that the lighter colour of the dress is not clear because of a disturb in it, a light-blue or lilac shade, that is a digital noise, a colour noise caused by the digital acquisition method of the image, set to suppress a light-colour in the picture. Now we see that the golden decorations, interpreted as lighter by our visive-brain, is now clearer, takes the scene to the previously (if you thought was black) unidentified fabric/decoration, The tiniest shadows are depicted.
If we interpret the dress as black and blue we are actually suppressing the color dominance of yellow: the golden is interpreted as black and the white texture is thought even darker as a blue.
If we are strictly thinking the image as a structure made of just one colour scale depending on the artificial light we will see the dress as black and blue. If we have the imagination, or better the elasticity of image-interpreting, to think about a light intervention that's not in frame and assume we have an overexposure, warping the colours in the picture, we have better chances to really guess the colour of the dress. That is… white and gold, dude.
L.B.
martedì 28 ottobre 2014
sabato 25 ottobre 2014
TELEVISION DELIVERS PEOPLE by Richard Serra
TELEVISION DELIVERS PEOPLE is a video-art piece that unfolds an intention beside the entertainment in television, used as a mean for a "soft propaganda". Television Breaker couldn't let this work veiled providing its little spotlight to something that could pass undiscovered until the last rites. Please visit Ubuweb. There you can find lots of works and artists you can't imagine how mind blowing they are.
Richard Serra is best known for his unique sculpture works, flowing from the conceptual instance to the renewal of urban and land art, his pieces take form in dizzying walls that evolve in twisting, linear, sharp figures emerging from the ground that bend and push the rules with which engineering and manufacturing with steel, alloys, cement and other modern architecture elements have always been made. Sometimes a little pretentiously referring to classical architecture and literature.
Oltre il profilo di artista che il mercato dell'arte vuole figurarsi essere Richard Serra, ci sono alcune opere di video arte che ha eseguito intorno agli anni '70 che hanno catturato l'attenzione di una interessante risorsa internet di arte sperimentale: UBUWEB. Ubuweb "propone un diverso tipo di storia dell'arte revisionista, uno basato sulle periferie della produzione artistica piuttosto che sul centro percepito o basato sul mercato"
TELEVISION DELIVERS PEOPLE è un pezzo di video-arte che dispiega un' intenzione dietro l'intrattenimento televisivo, utilizzato come mezzo per una "propaganda morbida". Television Breaker non poteva lasciare velato questo lavoro e fornisce il proprio piccolo riflettore perché non rimanga nascosto fino ad estrema unzione. Consiglio di visitare UbuWeb dove potete trovare un sacco di opere e artisti che non potete immaginare quanto spaccano.
Richard Serra è meglio conosciuto per le sue uniche opere di scultura che, scorrendo dall'istanza concettuale al rinnovamento dell'arte urbana e paesaggistica, prendono forma in pareti vertiginose che si evolvono in torsioni, linearità e figure taglienti che emergono dalla terra e piegano e spingono le regole con le quali l'ingegneria e la manifattura con l'acciaio, le leghe, il cemento e altri elementi di architettura moderna. Concettualmente (o forzosamente) si riferisce all'architettura e alla letteratura classica.
lunedì 16 giugno 2014
BREAKING TRASH TELEVISION
In anteprima internazionale assolutissimissima… I protagonisti della tv spazzatura in una collezione unica irripetibile, criticata in immagini di eloquenza magna, un aggiornato catalogo delle figure d' incongruenza palese sui volti dei personaggi noti e meno noti della televisione. Ad accompagnare l'espressione più eloquente, le lapidarie esternazioni del rompipalle (o rompi-tv qual si preferisca) più critico della rete.
È noto, non esiste campo della televisione che non sia scandagliato e vagliato fino all'ultimo fotogramma tanto accuratamente quanto Blob. Ma se c'è una medaglia d'argento sul podio dei più
estetizzanti critici televisivi nella comunità antropologica, questo va a
televisionbreaker.tumblr.com
seconda sede del portale televisionbreaker


venerdì 13 giugno 2014
Zero Euro - Salvatore Fiore
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Salvatore Fiore "0 Euro paper money" 2014 / paper not-so-unique piece |
martedì 23 luglio 2013
mercoledì 19 giugno 2013
lunedì 6 maggio 2013
Banksy and Mr. Brainwash are the same person? convincing insinuation.
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The piece which, in my baleful opinion, best conceptualizes both Mr. Brainwash and Banksy's style and characters |
If you see the picture taken in the february of this year, showing an unknown street artist's face attributed to Banksy, with a visibly similar eyebrow to mr. Guetta's one, I would exclude to consider that my hypothesis is not taking anywhere, since the time i cannot think of two people having such fame but only one with a brain.