I pomodori 'perfetti', tondi, transgenici o misto transgenici/cisgenici, hanno una architettura genetica progettata per realizzare il massimo della forma e il massimo della presenza di determinati nutrienti, in condizioni ambientali spesso disperate, a discapito però della specialità vegetale originaria. Ad ogni semina le colture di ogm sono re-ingegnerizzate in laboratorio, con il problema fondamentale che la richiesta di mercato di colture (è il caso di dirlo) naturali, cade rispetto a quella delle colture ogm per fattori quali la sicurezza del raccolto e ragioni, per lo più dovute all'estetica del prodotto, di spendibilità sul mercato ortofrutticolo.
Il problema per gli agricoltori e così dicendo per i consumatori è che le sementi commerciate dalle compagnie chimiche e farmaceutiche, soprattutto nel caso degli ogm portano a una condizione di dipendenza se non subordinazione degli agricoltori e dei piccoli come dei grandi produttori nei confronti dei laboratori di bioingegneria, delle case chimico-farmaceutiche che producono i semi.
Il trattamento squilibrato, dicotomico, tra parti interdipendenti di settore primario (agricoltori) e settore terziario (politiche dell'industria chimica e del farmaco) ha avuto un tentativo di legiferazione, che è sembrato prescindere dalla tematica ogm ma che è invece ivi compresa.
Nel dibattito con il parlamento europeo la commissione europea ha visto bocciato il proprio disegno di regolamentazione delle sementi nel marzo del 2014, che avrebbe avuto come conseguenza sostanziale di impedire lo scambio libero delle sementi tradizionali tra gli agricoltori, liberi cittadini di una stessa nazione: un procedimento antropologicamente consolidato che tutela la biodiversità e le colture tradizionali tra le generazioni. Il vantaggio di una tale legiferazione sarebbe stato se non altro quello di obbligare i coltivatori alla scelta di sementi prodotte in laboratorio, schiacciando le pratiche di auto-inseminazione delle colture.
Abbiamo visto come le colture del mais negli Stati Uniti e presto del riso in Italia, siano invasive e minino le colture non-ogm, nei resoconti del Rodale Institute, e di come esse portino ugualmente alla presenza di piante infestanti ed effettivamente ne favoriscano la selezione naturale [documento testuale del servizio report].
Oltre che rispetto agli agricoltori che tutelano le specialità botaniche, proprio nei confronti dei cittadini Europei, con il dibattito sul TTIP, si sarebbero commesse le più gravi ingiurie nascondendo la presenza di materiale transgenico/cisgenico nei prodotti importati dagli USA.
Ugualmente attraverso le proposte della Commissione europea, così anche negli Stati Uniti: la deregolamentazione delle etichettature degli ogm è una battaglia che le multinazionali alimentari stanno combattendo strenuamente e che promettono di vincere, stando alla forza del gruppo lobbistico, contro la consapevolezza dei consumatori non più solo americani ma internazionali.
In definitiva: è il rilievo mediatico di scoperte ed evidenze scientifiche che ci porta a politicizzare il discorso sui cibi ogm. Le teorie come le pratiche scientifiche, nel mare magnum delle politiche di tutela o proibizionismo, diventano esse stesse enunciati politici quando accompagnate da ogni tipo di giornalismo, propagandistico, allarmista, populista, retorico, scettico, generico o quale altro.
In quanto consumatori oltre che cittadini, sentiamo la necessità di vedere rispettati il principio di trasparenza, prima di elaborare le politiche di restrizione o di favoreggiamento che interessano il futuro, oltre che il presente, dell'alimentazione.