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giovedì 5 novembre 2015

Condizione Umana

La natura umana è il frutto di innumerevoli condizionamenti biologici. L’intelletto umano, nel suo stadio di sempre più affinata astrazione dall’onere della sopravvivenza, si emancipa dalla propria condizione divenendo cosciente di sè. Ma la natura umana vive di condizionamenti ben più profondi rispetto al tema della sopravvivenza nel senso stretto di “sostentamento”: i meccanismi di sopravvivenza che rimangono latenti e ritornano sotto forma di meccanismi di autodifesa. Di questo concetto vi è un esempio su tutti, la reminiscenza intrauterina della apnea autoindotta: nei bambini piccoli se si soffia sopra il volto, gli occhi si chiudono e il viso si contrae come per trattenere il respiro. Ebbene la sensazione di aria che corre sulla pelle del viso nei neonati è ricondotta alla percezione (dunque una memoria, sensazioni collegate ad esperienze) del liquido presente nella placenta. Non solo questo innesto che ci proviene dall’esperienza prenatale è un tratto condizionante della condizione umana, ma è comune a molte altre specie mammifere quali i felini, che però hanno altre esperienze sensoriali. Quanto mai oggi si riconduce il sapere sull’essere umano, il sapere antropologico, alla condizione di fisicità dell’uomo sulla Terra, al suo essere Mindful Body, corporeità pensante.

mercoledì 21 ottobre 2015

#OMG - Frutta

Lo sconfinamento fra Arte e Scienza, Bio-arte: un discorso fruttuoso.


Il punto debole di ogni argomentazione intorno agli OGM, che parli al pubblico più vasto, è non ricordare la distinzione fondamentale che interessa i consumatori: cibi transgenici, la cui riproduzione avviene in laboratorio con codice genetico non appartenente alla specie; cibi ibridati, la cui selezione avviene normalmente in agricoltura al fine di garantire il raccolto e selezionare i rami della specie fertili al fine di un giovamento nella resistenza ambientale e nei nutritivi, ad ogni stagione di raccolto. Abbiamo letto in un'articolo di artribune che ci si riferisce alla storiografia dell'arte, specificamente alla natura morta del diciassettesimo secolo, per evidenziare le specialità vegetali e animali esistenti all'epoca e attuare un confronto con quelle esistenti oggi, scomparse, sopravvissute o di nuova scoperta. Quello a cui si riferiscono il professore Nienhuis come anche Todd Wehner sono le idiosincrasie geografiche e morfologiche delle varietà di cui abbiamo documentazione visiva, pittorica e fotografica, che ci possa essere giunta (anche grazie alla storiografia dell'arte) fino al momento in cui, dagli anni 70, Cohen e Boyer dimostrarono la possibilità della clonazione di materiale genetico attraverso organismi di specie diverse fra loro. Questi sono noti come i primi effettivi sperimentatori nella manipolazione genetica. Parlando di intersezioni tra arte e scienza, l'interesse artistico dell'architettura genetica è proprio quello che ha dimostrato un'artista della bio-arte quale Heather Dewey-Hagborg. Attraverso la opera di hacking-spionaggio stranger visions, di frammenti di codice genetico, ha generato dei ritratti, maschere, dei possessori di frammenti di codice, ritrovamenti casuali nello spazio urbano. Riporta alla visione ciò che era nascosto alla vista, nel mozzicone di sigaretta o nella gomma da masticare sotto forma di tracce di secreti corporei.
Nel sempiterno tentativo degli artisti di contribuire al progresso scientifico, ci sembra fantascientifico immaginare che dipinti di epoca barocca, che ci trasmetterebbero altrimenti solo opulenza e languore, si proiettino al limite della fantascienza quando sono esaminati con lo sguardo pornografico e vivisezionista dello scienziato di chimica agraria o dell'ingegnere genetico contemporaneo.

Frutta, Capodimonte, Barocco
Natura morta (dettaglio) - XVII sec.,
Collezione Farnese,
Museo di Capodimonte di Napoli.
–––
Sulla frutta figurano numeri che rimandano a una appendice,
dipinta nel quadro stesso, la quale riporta i nomi delle
varietà di frutta raffigurate. Il lavoro della pittura Barocca
ci aiuta, a secoli di distanza, in una ricostruzione della
selezione (e semplificazione quando non disfacimento)
delle numerose specie vegetali del nostro vissuto storico.

domenica 18 ottobre 2015

Žilda à artecinema

"Žilda à Naples" nel titolo e nei fatti, una recensione del documentario con siparietto alla proiezione ad artecinema


La rassegna di pellicole sull'arte contemporanea 'artecinema' 2015 si apre con il film 'Art War' e si chiude ugualmente con la street art di 'Žilda à Naples'. Artista di cui Television breaker si è già occupato in un post del giugno 2012.
A intervistare il regista Colin Torre (cameraman e montatore del suo stesso film), è Laura Trisorio, la quale dopo poche battute apre il tema sulla presenza nella sala di proiezione dello street artist in questione, Zilda, che pare possa aver scelto di presenziare. Non è chiaro, ma trapela un certo fremito nelle parole di Colin.

Le luci in sala si abbassano. Inizia il manifesto in cinema dell'arte di Zilda. Un film ovvero un monologo dell'artista medesimo che ci lascia a bocca aperta per la fluidità con cui si fa accompagnare dalle immagini dei suoi stessi lavori, nonchè della loro realizzazione. Ma l'artista non si fa mai riprendere in volto, nonostante l'iconica felpa nera col suo nome sulla schiena, che lo identifica evadendo ogni dubbio. Un'opera magistrale di poesia per immagini e parole, considerato anche il low budget con cui sembra essere stata realizzata.

Ma accade un imprevisto sensazionale: il meccanismo di proiezione si inceppa dopo un elogio finale su Napoli, su come "ogni altra città impallidisce" al confronto, sul quale il film sembra voler concludersi. Si pianta sullo schermo una immagine glitch di un fotogramma distorto e una voce dalla sala lancia un urletto, gracchia un lamento, tutti si alzano, qualcuno applaude. Le luci si alzano e pare che gli sguardi del pubblico seguano una figura in fuga, con un tubo per poster simile ai rotoli di carta appena visti nel film.
Laura Trisorio si scusa per i "56 secondi" di pellicola che hanno mancato di proiettare e saluta tutti al prossimo anno per una nuova rassegna di artecinema.

Può darsi che il lamento alla interruzione della proiezione fosse dell'artista? Che tanto si era dato da fare per nascondere la sua identità, non poteva mancare alla prima del suo documentario. Docufiction che si apre con un commento alla quantità di cose e selfie e beni di consumo e tutta questa roba "sotto forma di paradiso" che potremmo criticare coerentemente se solo fossimo fuori da quella sala in cui, senza più ombra di dubbio, Zilda a un pelo dallo smascheramento, ha scelto di autocelebrarsi.
Finale clamoroso di rassegna.

giovedì 20 agosto 2015

#OMG - Primo

Mio nonno, il prof. B. Marano, è stato un chimico agrario, docente universitario, e una cosa fondamentale che mi ha passato è stata che i vegetali transgenici o cisgenici che siano, quando possiedono caratteristiche potenziate, nella quasi totalità dei casi perdono la capacità di produrre autonomamente semi, di riprodursi.


OMG
I pomodori 'perfetti', tondi, transgenici o misto transgenici/cisgenici,  hanno una architettura genetica progettata per realizzare il massimo della forma e il massimo della presenza di determinati nutrienti, in condizioni ambientali spesso disperate, a discapito però della specialità vegetale originaria. Ad ogni semina le colture di ogm sono re-ingegnerizzate in laboratorio, con il problema fondamentale che la richiesta di mercato di colture (è il caso di dirlo) naturali, cade rispetto a quella delle colture ogm per fattori quali la sicurezza del raccolto e ragioni, per lo più dovute all'estetica del prodotto, di spendibilità sul mercato ortofrutticolo.

Il problema per gli agricoltori e così dicendo per i consumatori è che le sementi commerciate dalle compagnie chimiche e farmaceutiche, soprattutto nel caso degli ogm portano a una condizione di dipendenza se non subordinazione degli agricoltori e dei piccoli come dei grandi produttori nei confronti dei laboratori di bioingegneria, delle case chimico-farmaceutiche che producono i semi.

Il trattamento squilibrato, dicotomico, tra parti interdipendenti di settore primario (agricoltori) e settore terziario (politiche dell'industria chimica e del farmaco) ha avuto un tentativo di legiferazione, che è sembrato prescindere dalla tematica ogm ma che è invece ivi compresa.
Nel dibattito con il parlamento europeo la commissione europea ha visto bocciato il proprio disegno di regolamentazione delle sementi nel marzo del 2014, che avrebbe avuto come conseguenza sostanziale di impedire lo scambio libero delle sementi tradizionali tra gli agricoltori, liberi cittadini di una stessa nazione: un procedimento antropologicamente consolidato che tutela la biodiversità e le colture tradizionali tra le generazioni. Il vantaggio di una tale legiferazione sarebbe stato se non altro quello di obbligare i coltivatori alla scelta di sementi prodotte in laboratorio, schiacciando le pratiche di auto-inseminazione delle colture.
Abbiamo visto come le colture del mais negli Stati Uniti e presto del riso in Italia, siano invasive e minino le colture non-ogm, nei resoconti del Rodale Institute, e di come esse portino ugualmente alla presenza di piante infestanti ed effettivamente ne favoriscano la selezione naturale [documento testuale del servizio report].

Oltre che rispetto agli agricoltori che tutelano le specialità botaniche, proprio nei confronti dei cittadini Europei, con il dibattito sul TTIP, si sarebbero commesse le più gravi ingiurie nascondendo la presenza di materiale transgenico/cisgenico nei prodotti importati dagli USA.
Ugualmente attraverso le proposte della Commissione europea, così anche negli Stati Uniti: la deregolamentazione delle etichettature degli ogm è una battaglia che le multinazionali alimentari stanno combattendo strenuamente e che promettono di vincere, stando alla forza del gruppo lobbistico, contro la consapevolezza dei consumatori non più solo americani ma internazionali.

In definitiva: è il rilievo mediatico di scoperte ed evidenze scientifiche che ci porta a politicizzare il discorso sui cibi ogm. Le teorie come le pratiche scientifiche, nel mare magnum delle politiche di tutela o proibizionismo, diventano esse stesse enunciati politici quando accompagnate da ogni tipo di giornalismo, propagandistico, allarmista, populista, retorico, scettico, generico o quale altro.
In quanto consumatori oltre che cittadini, sentiamo la necessità di vedere rispettati il principio di trasparenza, prima di elaborare le politiche di restrizione o di favoreggiamento che interessano il futuro, oltre che il presente, dell'alimentazione.

sabato 14 marzo 2015

Napoli, New Media Art tout court

"[…] L' ultracontemporaneo, "l'arte di adesso" su cui Thierry Geoffroy fonda la prima biennale Danese in corso d'opera, vede in questo periodo l'evolversi di un teatro efficace delle più innovative tecnologie applicate ai contesti artistici."

Stefano Cagol
flyer "Dammi la tua energia" - Stefano Cagol
the body of energy
Stefano Cagol, vincitore del premio VISIT 2014, è stato all' Unisart grazie al museo Madre con il progetto itinerante 'The Body of energy' che utilizza la fotografia termica come un mezzo estetico. Se l'immagine si definisce attraverso la luce, 'the body of energy' vede le figure definirsi in base al parametro del calore. Le immagini che ne fuoriescono sono in una particolare scala cromatica. Attraverso un secondo livello di lettura viene restituita la sensazione tattile delle ambientazioni e dei soggetti impressi graficamente e cromaticamente dal mezzo tecnologico. E' un esempio di come la fotografia, l'estetica, la cromia, l'effetto di disturbo restituiti dall'uso di uno specifico mezzo tecnologico forniscano spunti per delle ricerche espressive e comunicative di grande impatto e novità. Il mezzo tecnologico possiede così intrinseche delle potenzialità comunicative che gli artisti dispiegano e piegano alla propria ricerca. L'artista sempre più padrone della tecnica assume un ruolo di comunicatore visivo. Segue la medesima logica l'applicazione della radiografia in tempo reale alla campagna Diversity & Inclusion – Love Has No Labels della Ad council che ha spopolato sui social media. La installazione organizzata per la campagna negli Stati Uniti comporta l'uso di uno strumento tecnologico di acquisizione di un'aspetto del reale che sul piano visivo è trasposto in una operazione estetizzante. Anche se non è propriamente una operazione artistica, la visione a raggi X applicata alla comunicazione visiva esprime con grande forza il messaggio contro il razzismo e la xenofobia che Ad council ha richiesto ai suoi esperti della comunicazione.
Art campaign
www.lovehasnolabels.com
In queste sperimentazioni la figura umana è soggetta a una fluttuazione della identità. È così che l'arte spoglia della personalità ai fini comunicativi, generando alterazioni, stilizzazioni, distorsioni video che diventano iper-immagine: lo stratificarsi di sensi (percezione e pensiero) sulla rappresentazione della realtà, una esperienza del mondo arricchita con la esperienza artistica. Qualcosa di molto vicino all'introduzione dell'immagine scientifica nel campo dell'estetico. Dal progetto transnazionale di Stefano Cagol, passando per l'arte virale e il communication design, fino all'arte performativa, la videoarte risponde alle esigenze espressive contemporanee.
Sara Lupoli
Album-Toi, mon miroir di Sara Lupoli
con Marianna Moccia ed Elena Cocci
Al Teatro Galilei della Città della Scienza di Napoli il 14 Marzo va in scena la danza di 'Abum-Toi, mon miroir', prodotto dalla francese PianoBe e diretto da Sara Lupoli. E' contaminato di nuove tecnologie applicate. In questo spettacolo la scenografia, l'installazione video si fondono nella videoarte di CtrlAltLab con Carmine Spizuoco, i quali hanno sviluppato (attraverso gli strumenti di processing e acquisizione visiva in tempo reale) una proiezione che "danza" insieme con i ballerini reagendo ai movimenti del loro corpo, dialogando con la coreografia e contribuendo allo sviluppo narrativo.
L' ultracontemporaneo, "l'arte di adesso" su cui Thierry Geoffroy fonda la prima biennale Danese in corso d'opera, vede l'evolversi di un teatro efficace delle più innovative tecnologie applicate ai contesti artistici.

videoarte per la scenografia interattiva
CtrlAltLab e Carmine Spizuoco

These days Stefano Cagol, winner of the 2014 VISIT prize, was in 'Unisart with the partnership of the museum of contemporary art Madre with his traveling project  'The Body of energy'  using thermosensitive photography as an aesthetic medium. If the image is defined by the light, 'the body of energy' sees figures defined basing on the parameter of their heat, coming out in images with a particular color scale. Through a secondary interpretation is given back the tactile diagram of the setting and the subjects, impressed graphically and chromatically by the technological mean. An example of how photography, aesthetics, colour, disturbance returned from the use of a specific technological mean provides ideas for expressive research and ideas for communication of great impact and novelty. So the artists unfold and bend to their research the potential intrinsic in technological means. The artist becomes more and more the master of the technique serving visual communication. Following the same logic, the application of X-ray in real-time in the campaign – Love Has No Labels for the Ad council  has burst through social media. The installation organized for the campaign in the United States involves the use of a technological tool for the acquisition of an aspect of reality transposed through an aesthetic operation on the visual perception. Although not exactly an artistic operation, the X-ray vision applied to visual communication expresses with great force the message against racism and xenophobia that Ad council wanted from its communication experts. In these experiments, the human figure is subject to a fluctuation of identity. That's how the art is stripped of personality for communication goals, generating alterations, stylizations, video artifacts becoming hyper-images: the stratification of senses (perception and thought) on the representation of reality, a world experience enriched with the artistic experience. Something closer to the introduction of Scientific imagery in the aesthetic area. From transnational projects, through viral art and communication design, up to performative art, video art meets contemporary expressive needs. At Teatro Galilei in the City of Science in Naples, March 14, stages the dance of 'Abum-Toi, mon miroir', produced by the French PianoBe and directed by Sara Lupoli, contaminated with new technologies. In this show the set design and video installation merge in the art of CtrlAltLab with Carmine Spizuoco, who have developed (through the tools of processing and video acquisition in real time) a projection that "dance" together with the dancers, reacting to the movements of their body, inscribing itself within the choreography and contributing to the narrative development. The 'ultra-contemporary', "the art of now" on which Thierry Geoffroy founds the first Danish biennial, at present under construction, sees the evolution of a theater that is effective of the most innovative technologies applied to the artistic context. 

venerdì 27 febbraio 2015

Black and Blue or White and Gold? The Dress Explained.

I illustrate you a moment the situation, take your time to read…
There is a viral phenomenon on the internet, spread through the social media, commented on every thinkable platform of blogging, web press etc.. I am talking about a dress, a photo of it, and the debate over its colours. Black and blue, blue and gold or even white and gold? We perceive the same dress in different colours depending on how we interpret it. Everything has been said but the truth. I think truth is a hidden matter. Everyone looking at the picture immediately focuses on the dress, pushed by the question of its colour. Whether if it is blue and black or white and gold for us, we tend to focus on the dress instead of the location or our perspective. Perspective is vision since photography is the mean of visual communication. But the truth is one and I know no other at the moment having argued in support to one of the two colours' interpretations. When i looked at the picture first, from a friends' page, I was on my smartphone and noticed the dress in black and blue. I didn't pay much attention since i glanced just a moment at the article. by the way the title's open discussion about the dress made me think about it. When later I opened the article I found it was in truth white and gold. I was surprised to have changed idea. I noticed all the details of the picture coming to light. I was brought to thinking the dress as white and gold simply because of the overexposure to light of the background.

I analized all the details and found the matter was that incoherence between the "colour" of the light bumping onto the dress and the one beside it. Yes, light has a colour that we unconsciously suppress, depending on our interpretation. Why this incoherence? Two reasons:
• The color correction of the camera, which is probably a built-in digital camera of a smartphone, had a colour correction automatically set to a particular lighting.
• There is two spaces with two different types of light. One interior space with an artificial light on the background, a second space from which comes the light illuminating the dress at our sight.

The artificial lighting, the one on the background illuminates an interior space. The light that illuminates the dress instead invests it obliquely from above. It could be the light of 4 p.m. in European winter, a fading blue light when the sun is not far from setting or another refracted source of light. We "see" that the lighter colour of the dress is not clear because of a disturb in it, a light-blue or lilac shade, that is a digital noise, a colour noise caused by the digital acquisition method of the image, set to suppress a light-colour in the picture. Now we see that the golden decorations, interpreted as lighter by our visive-brain, is now clearer, takes the scene to the previously (if you thought was black) unidentified fabric/decoration, The tiniest shadows are depicted.

If we interpret the dress as black and blue we are actually suppressing the color dominance of yellow: the golden is interpreted as black and the white texture is thought even darker as a blue.

If we are strictly thinking the image as a structure made of just one colour scale depending on the artificial light we will see the dress as black and blue. If we have the imagination, or better the elasticity of image-interpreting, to think about a light intervention that's not in frame and assume we have an overexposure, warping the colours in the picture, we have better chances to really guess the colour of the dress. That is… white and gold, dude.

L.B.